Lui è Shiva.
Shiva è stato il regalo del primo anniversario di matrimonio, certo, si sa, non si regalano animali, ma io desideravo un siamese thai da quando ero bambina, di quel colore, così un giorno, quasi per caso, un nostro amico ci informa che la sua gattona ha fatto questi cuccioli e ce ne sarebbe uno a disposizione. Shiva non era più un cucciolino, quando è arrivato a casa nostra, aveva sviluppato timori e un carattere da combattente, è stato difficile spiegargli che poteva fidarsi di noi, che noi eravamo a sua completa disposizione.
Noi ci eravamo ben informati su cosa comporta introdurre in una famiglia un siamese.
I siamesi sono gatti estremamente particolari, sono i gatti più cani che conosco, ed è l’unico modo in cui riesco a spiegare questo strana interazione che si sviluppa tra loro e i loro sottoposti bipedi, cioè noi.
Lord Shiva teneva fede alla storia della sua razza, e un po’ anche a quella del suo nome. Lui era quello che gestiva gli equilibri, casa era diventata la sua casa, sapeva tutto, controllava tutto e tutti, quando qualcuno non stava bene, e non solo fisicamente, Shiva era la’. La sua capacità di dare equilibrio emotivo era incredibile.
Nei dodici anni insieme, ha affrontato con noi ogni singolo mutamento delle nostre vite. Un gradino sopra di noi, così che potesse aiutarci. Abbiamo lottato con lui per due anni, e lui da combattente qual’era ce l’ha messa tutta, ma poi alla fine ci siamo dovuti salutare, quasi quaranta giorni fa.
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E’ stato molto faticoso per me scrivere questo post, lo è stato perché avrei una serie incredibile di eventi e aneddoti da raccontare per presentarlo, lo è stato perché emotivamente lui rappresentava molto più di quanto si possa spiegare con le parole e l’unico espediente che ho è scrivere rimanendo un po’ distaccata, nulla sarebbe abbastanza, ne potrebbe farvi capire la profondità di interazione emotiva che riusciva a regalare, ne il dolore che provo, e ho provato, salutandolo.
Un giorno dissi a un mio amico “sai ho un blog che tengo per me, ma al momento sono ferma, perché devo fare un post per Shiva, ma non riesco a farlo, non ho ancora elaborato il lutto”.
Gliel’ho detto diverse settimane fa, ora, oggi, qui, adesso, ho pensato che era il momento di riprendere in mano il tutto, ed evitare questa volta, come ho fatto in passato, di chiudermi e smettere di raccontare e raccontarmi. A volte non ci sono le parole giuste, non ci sono le immagini più o meno adatte, a volte bisogna respirare profondamente e lasciare che tutto scorra.